Note su solubilità e prodotto di solubilità
Consideriamo un sale che sia abbastanza poco solubile (ad esempio il solfato di calcio, un sale che in laboratorio si conserva come sale diidrato) e supponiamo di essere in un ambiente a temperatura costante (es. 25°C). Adesso aggiungiamo gradualmente piccole quantità di sale (es. porzioni di 220 mg) ad un litro si acqua (il nostro solvente principe) avendo la pazienza di aspettare la sua solubilizzazione, magari aiutando il fenomeno mediante agitazione. Le prime aggiunte conducono alla completa solubilizzazione del sale e la fase solidà scompare completamente. Dalla quarta aggiunta in poi si nota che il sale non si solubilizza più e rimane il cosiddetto "corpo di fondo" anche quando si aspetta un poco dopo l'agitazione. Evidentemente si è raggiunto il limite di solubilità del sale in questione. Nella pratica può rimanere una certa opalescenza dovuta alle piccole particelle che fluttuano a causa della loro leggerezza sospinte dai moti termici convettivi. Nei primi tre passaggi il sale si scioglie completamente con la scomparsa della fase solida e altrettanto completamente viene dissociato dal solvente in ioni calcio e solfato; ho indicato la completezza del processo di solubilizzazione con una singola freccia. A partire dal quarto passaggio in poi, una qualunque ulteriore aggiunta di sale rimarrà indisciolto. Quello che succede, in realtà, è lo stabilirsi di un equilibrio dinamico tra la quantità di sale che si solubilizza e quello che contemporaneamente precipita riformando nella fase solida. In pratica, se siamo a temperatura costante e non esiste nessuna altra specie in soluzione, la quantità di sale disciolto e dissociato è quello della cosiddetta "soluzione satura".
Il significato dell'espressione precedente può essere così riassunto: il prodotto della concentrazione degli ioni ottenuti dalla solublizzazione, ciascuno elevato al proprio coefficiente stechiometrico, può assumere un valore massimo che indichiamo come Kps. Il Kps varia al variare della temperatura ed è specifico per ogni sostanza relativamente al solvente utilizzato.
In base a quanto detto, si evince che deve esserci una stretta relazione tra la solubilità della specie chimica e il valore del suo Kps. Tale relazione si ottiene facilmente seguendo alcune semplici considerazioni. Sostituendo "s" nei giusti termini di concentrazione nell'espressione del prodotto di solubilità avremo
La relazione ottenuta è valida per tutte le specie chimiche con lo stesso rapporto stechiometrico. Nel caso specifico del solfato di calcio: Di seguito descriveremo dei casi con rapporto stechiometrico diverso da 1:1. La sequenza degli esempi prevede il cloruro di piombo(II), l'idrossido di alluminio e il fosfato di calcio.
Relazione Kps-solubilità per il cloruro di piombo(II)
Per mettere in relazione il Kps con la solubilità del sale dobbiamo considerare la stechiometria del processo. Indicando con "s-->" la quantità di sale solido che si scioglie (in mol dm-3), sarà "s" la concentrazione di ioni piombo, mentre la concentrazione di ioni cloruro sarà il doppio, cioè "2s": Sostituendo "s" e "2s" nei giusti termini di concentrazione nell'espressione del prodotto di solubilità avremo (fate attenzione perchè il termine che andiamo a sostituire è la concentrazione, gli eventuali esponenti mantengono la loro funzione):
Relazione Kps-solubilità per l'idrossido di alluminio
Per mettere in relazione il Kps con la solubilità del sale dobbiamo considerare la stechiometria del processo. Indicando con "s-->" la quantità di sale che si scioglie (in mol dm-3), sarà "s" la concentrazione di ioni Al3+, mentre la concentrazione di ioni idrossido sarà il triplo, cioè "3s": Sostituendo "s" e "3s" nei giusti termini di concentrazione nell'espressione del prodotto di solubilità avremo:
Relazione Kps-solubilità per il fosfato di calcio
Per mettere in relazione il Kps con la solubilità del sale dobbiamo considerare la stechiometria del processo. Indicando con "s-->" la quantità di sale che si scioglie (in mol dm-3), sarà "3s" la concentrazione di ioni calcio, mentre la concentrazione di ioni fosfato sarà "2s": Sostituendo "3s" e "2s" nei giusti termini di concentrazione nell'espressione del prodotto di solubilità avremo:
pH di soluzioni contenenti idrossidi poco solubili
Abbiamo già visto un esempio di idrossido poco solubile. Due casi tipici sono l'idrossido di calcio e l'idrossido di magnesio. Queste due sostanze in particolare hanno una solubilità sufficiente ad alterare significativamente il pH di una soluzione acquosa. Si consideri ad esempio l'idrossido di calcio.
La soluzione satura di idrossido di calcio, a 25°C, ha una solubilità pari a:
Effetto dello ione a comune sulla solubilità
La presenza o l'aggiunta di una specie che produce uno ione a comune in soluzione tende, nella gran parte dei casi, a diminuire la solubilità di una sostanza poco solubile, in ossequio al principio di Le Chatelier. Il calcolo preciso della nuova solubilità, specie se la stechiometria del processo è complessa, può prevedere la soluzione di equazioni di grado superiore a 2, eseguibili facilmente mediante metodi iterativi. Negli esercizi che proporremo nei nostri esami daremo sempre la possibilità di effettuare semplificazioni tali da poter eseguire il calcolo senza l'ausilio di un computer dotato di programmi specifici.
La soluzione dell'equazione fornisce il valore della nuova solubilità. Nel caso in cui s1 è trascurabile rispetto a "Cs" l'espressione (1) si riduce a
Consideriamo adesso un altro caso con una stechiometria di dissociazione diversa: lo ioduro di piombo(II) in presenza dello ione a comune "ioduro" ottenuto dallo ioduro di potassio alla concentrazione "Cs".
La soluzione reale dell'equazione di terzo grado completa fornisce il valore della nuova solubilità. Nel caso in cui 2s1 è trascurabile rispetto a "Cs" l'espressione (2) si riduce a
Ulteriori implicazioni del principio di Le Chatelier sulla solubilità
Quello che abbiamo chiamato "effetto dello ione a comune", come abbiamo già detto, è una semplice applicazione del principio di Le Chatelier. La conseguenza dell'effetto dello ione a comune è quella di ridurre la solubilità della sostanza poco solubile. In certi casi, però, un eccesso notevole dello ione a comune può condurre alla formazione di nuove sostanze (es. ioni "complessi") che alterano completamente il sistema chimico; in questi casi il sistema dovrà essere studiato in maniera completamente diversa, in virtù di equilibri multipli (simultanei) che si verrebbero a realizzare in soluzione. Per mantenerci nei limiti del nostro programma eviteremo l'argomento.
Più in generale la solubilità di una specie poco solubile può essere aumentata se in qualche modo si elimina dall'ambiente une delle specie che partecipa all'equilibrio di solubilità, ad esempio introducendo nell'ambiente una sostanza in grado di reagire con essa.
Note sulla formazione di un precipitato
Quando in soluzione si vengono a trovare ioni che possono dar luogo ad una sostanza poco solubile, se il prodotto ionico, nella corretta espressione in funzione della stechiometria della specie poco solubile, supera il valore previsto per il Kps, la soluzione "sovrassatura" si trova in una condizione metastabile che precede la formazione della separazione in fase solida della sostanza poco solubile. Si dice che la sostanza "precipita" ma vi prego di non interpretare la parola in puro italiano, infatti la stratificazione sul fondo del recipiente può avvenire anche molto lentamente a causa della piccola dimensione delle particelle solide che spesso si formano.
Se il prodotto della concentrazione degli ioni cloruro e argento, avendo cura di tener conto della diluizione a causa del maggior volume della soluzione risultante, supera il valore del prodotto di solubilità Kps del cloruro di argento, diventa possibile la precipitazione del sale poco solubile.
Un approfondimento sulla solubilità di sali poco solubili di acidi deboli
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